sabato 22 settembre 2018

DIFFRAZIONE DELLA LUCE

La diffrazione è un fenomeno associato alla propagazione delle onde, i cui effetti si manifestano quando un’onda incontra un ostacolo o una fenditura le cui dimensioni sono comparabili o minori rispetto alla propria lunghezza d’onda.



La diffrazione è un fenomeno associato alla propagazione delle onde, i cui effetti si manifestano quando un’onda incontra un ostacolo o una fenditura le cui dimensioni sono comparabili o minori rispetto alla propria lunghezza d’onda. La diffrazione è la capacità tipica delle onde (e non dei corpuscoli) di propagarsi dietro ostacoli e fenditure di dimensioni comparabili o minori di quelle della lunghezza d'onda.
In accordo col principio di Huygens, dopo che la luce ha attraversato una fenditura, ogni punto della fenditura si comporta come se fosse a sua volta una sorgente di onde circolari e queste onde interagiscono tra loro mediante il fenomeno dell’interferenza.

Se per la luce valesse l'ipotesi corpuscolare il fascio di luce che attraversa un piccolo foro dovrebbe generare sullo schermo posto davanti un solo cerchietto di luce. Nel caso dell'ostacolo dovrebbe proiettare un'ombra netta con la stessa forma dell'ostacolo. Così non è. Anche per la luce vale il fenomeno di diffrazione. La luce proiettata da una fenditura è un alternarsi di frange luminose e scure. La diffrazione è in effetti l’interferenza tra le diverse parti dell’onda che avviene dopo che l’onda stessa ha incontrato la fenditura o l'ostacolo. Questa è una prova a favore dell'ipotesi ondulatoria della luce.





DIFFRAZIONE DA SINGOLA FENDITURA

La figura di diffrazione consiste nell'alternarsi di frange chiare e scure. Per una stretta fenditura si ha una banda centrale larga ed intensa (massimo centrale) affiancata da bande secondarie più strette e meno intense (massimi secondari) e da una serie di bande oscure (minimi). E' proprio la banda centrale molto grande che permette di distingure la figura di diffrazione dall'interferenza prodotta da due fenditure.

Consideriamo una fessura di larghezza a di dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda 𝞴 della luce. Ogni punto della fenditura genera onde circolari secondarie che si propagano in tutte le direzioni. Se la differenza di cammino delle onde secondarie generate da tutti i punti all’interno della fenditura è pari ad un multiplo della lunghezza d’onda 𝞴 della luce, le onde interferiscono costruttivamente e si ha un massimo nell’intensità di luce sullo schermo. Se la differenza dei cammini è un multiplo dispari di mezza lunghezza si ha un minimo (frangia scura) . (vedi interferenza di onde circolari)



 
Quindi dividiamo la fenditura in n punti da dove partono onde secondarie.


Consideriamo onde secondarie generate da punti della fenditura posti tra loro a una  distanza fissata. Possiamo pensare di dividere la fenditura prima in due parti, poi in quattro e così via. Facciamo questo perchè la differenza dei cammini di due raggi uscenti da punti della fenditura posti tra loro ad una data distanza, è sempre la stessa a parità di inclinazione 𝛳 rispetto all'orizzontale .
Partiamo con l'analizzare due onde secondare le cui sorgenti sono distanti a/2 e vediamo in quale posizione dello schermo vanno interferire in modo distruttivo (buio).  Così in questo caso la differenza di cammino delle onde secondarie generate dal bordo superiore della fenditura e dal suo punto medio (vedi fig. sopra: raggio 5 e 3 oppure del raggio 3 e 1) è uguale a:

 
se questa differenza di cammino è pari a mezza lunghezza d’onda ho il PRIMO MINIMO dopo il massimo centrale:

 
e quindi se :


allora si avrà interferenza distruttiva delle due onde (1°minimo)
 
Nella figura sopra, sull'asse orizzontale si rappresenta l'intensità della luce che arriva sullo schermo.
Se si applica la condizione precedente a onde secondarie generate da punti della fenditura distanti a/4 si ottiene:
 
si ottiene il minimo di secondo ordine. 
 
Infatti il sen𝜃 risulta maggiore del precedente e perciò la posizione è quella successiva rispetto al centro.

In generale posto con m l'ordine del MINIMO posso scrivere:


 
Per ipotesi la distanza D dello schermi dalla fenditura è molto grande rispetto alla larghezza della fenditura e quindi: sen𝞋=tg𝞋=y/D 
dove y è la DISTANZA del MINIMO dal centro dello schermo e D è la distanza tra la fenditura e lo schermo .Sostituendo sopra si ottiene:

 
Possiamo determinare la distanza y del minimo di ordine m:

 
y è direttamente proporzionale alla distanza D dello schermo e inversamente proporzionale all'ampiezza della fenditura. Quindi se aumenta la distanza dello schermo oppure diminuisce l'ampiezza delle denditure allora la figura di diffrazione si allarga e aumentano le frange.

Questa relazione fornisce i valori di y in corrispondenza dei quali la figura di diffrazione ha intensità nulla (frange scure)
Non dice invece nulla sul come varia l’intensità della luce sullo schermo.
Qualitativamente si ha una larga frangia centrale luminosa e molto più intensa, con ai lati un alternarsi di frange chiare molto meno intense.

A parità di fenditura come cambia la figura di diffrazione del laser rosso rispetto a quello verde?
Essendo 𝞴r>𝞴v allora sen𝜃r>sen𝜃v e 𝜃r>𝜃v e quindi le distanze tra le frange sono maggiori per il rosso rispetto al verde. (vedi  APPLET2)
A parita di colore della luce e quindi di 𝞴 se diminuisco le dimensioni della fenditura 𝜃 aumenta e quindi la figura di diffrazione si allarga. Ovviamente per ogni coppia di onde secondarie provenienti da punti della fenditura separati dalla stessa distanza a/2 si verifica la stessa condizione ottenuta sopra e sommando su tutte queste coppie di onde secondarie si ottiene il primo minimo nello schermo.
 

COME VARIA L'INTENSITA'
L'andamento dell'intensità ha la seguente equazione:

 
dove 𝛃 è dato dall'espressione:

 
e quindi:


e il corrispondente grafico è:


Infatti se si disegna il grafico della funzione y=[senx/x]² si ottiene:


esperimento verifica dell'andamento dell'intensità (spettro): clicca qui



clicca qui applet

 
nell'esperimento si calcola la distanza L tra i due minimi del primo ordine come mostrato in figura e si calcola l'angolo di apertura 𝝱 con sen𝝱=(L/2)/D e poi ricavo la larghezza a della fenditura con a=𝞴/sen𝝱


RETICOLO DI DIFFRAZIONE
Un reticolo di diffrazione è costituito da un gran numero di fenditure sottili poste una vicina all’altra, ugualmente spaziate tra di loro. La distanza tra due fenditure successive si chiama passo del reticolo.

Ad esempio il CD è un reticolo con un passo di 10⁻⁶m.
Se N è il numero di fenditure al cm del reticolo, il passo è d=(1/N) cm.

I raggi che escono da una fenditura si propagano in tutte le direzioni 𝝑.
I raggi provenienti da ogni singola fenditura interferiscono tra loro diversamente in funzione dell'angolo 𝝑
I raggi che non sono deviati ( 𝝑=0) interferiscono costruttivamente formando un massimo centrale.
 

I raggi deviati dell'angolo 𝝑 rispetto all'orizzontale interferiscono costruttivamente se la differenza del cammino data da d∙sen𝝑 è multiplo della lunghezza d'onda:
d
sen𝝑=m𝝀 con m=0, ±1, ±2…

 
Ad esempio il primo massimo si ha per
sen𝝑=𝝀/d
se diminuisce il passo d aumenta
𝝑 e di conseguenza i massimi si allontanano tra loro.
Notiamo come la posizione dei massimi dipende anche dalla lunghezza d'onda della luce e quindi dal colore. Il massimo del rosso è più spostato rispetto a quello del viola. 
Nel caso del reticolo di diffrazione le frange sono più intense perchè si sommano le intensità dei raggi provenienti da più fenditure.
All’aumentare del numero di fenditure i massimi diventano più intensi e più stretti fino a diventare delle righe ben definite. 
Per  questo motivo il retico viene utilizzato per separare i colori della luce. Il risultato è simile a quello che si ottiene con un prisma, tuttavia questi due strumenti sfruttano metodi diversi per separare le componenti cromatiche. Il reticolo sfrutta la diffrazione mentre il prisma usa la rifrazione. Nel caso del reticolo il colore più spostato è il rosso mentre nel prisma il rosso è quello meno deviato.
 

 
 
  
  video lezione politecnico Milano
 

 
 

 

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